Il secondo incontro della rassegna “Andar per mostre” si pone l’obiettivo di evidenziare la ricerca dei principali esponenti del movimento Dada, e in particolar modo la loro capacità di minare dall’interno il sistema artistico tradizionale infondendo in esso un orizzonte destabilizzante.
Ironia, contraddizione, senso dell’assurdo sono alla base di questa avanguardia che trova innumerevoli campi d’espressione che ha allargato la sfera dell’esteticità, dimostrando come ogni atto e ogni procedimento possa divenire centro di “attenzione creativa”.
L’incontro su Da dada. Dada e dadaismi in Europa si terrà Venerdì 10 novembre 2006 alle ore 20.45 presso il Museo Carla Musazzi di Parabiago all’interno del programma di quest’autunno Andar per mostre dedicato alle esposizioni d’arte più interessanti della stagione autunnale. Tutta la cittadinanza è invitata a prendere parte all’incontro.
“Dichiaro che Tristan Tzara trovò la parola (dada) l'8 febbraio 1916 alle sei di sera. Ero presente con i miei dodici figli quando Tzara pronunciò per la prima volta questa parola, che destò in noi un legittimo entusiasmo. Ciò accadeva al Café de
(Hans Arp)
“Per comprendere come è nato Dada è necessario immaginarsi, da una parte, lo stato d'animo di un gruppo di giovani in quella prigione che era la Svizzera all'epoca della prima guerra mondiale e, dall'altra, il livello intellettuale dell'arte e della letteratura a quel tempo. Certo la guerra doveva aver fine e dopo noi ne avremmo viste delle altre. Tutto ciò è caduto in quel semioblio che l'abitudine chiama storia.[…] Noi eravamo risolutamente contro la guerra, senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo utopistico. Noi sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se non estirpandone le radici. L'impazienza di vivere era grande, il disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue stesse basi, alla logica, al linguaggio, e la rivolta assumeva dei modi in cui il grottesco e l'assurdo superavano di gran lunga i valori estetici. Non bisogna dimenticare che in letteratura un invadente sentimentalismo mascherava l'umano e che il cattivo gusto con pretese di elevatezza si accampava in tutti i settori dell'arte, caratterizzando la forza della borghesia in tutto ciò che essa aveva di più odioso...”
(Tristan Tzara)
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