Pittore di corte e nello stesso tempo lucido testimone dei vizi e dei mali del tempo, Goya riflette ella sua arte la bellezza e l’orrore dell’esistere, il fascino e il disgusto suscitati dall’animo umano.
La conferenza tenuta dal dottor Federico Pecchenini vuole evidenziare la parabola umana e artistica di Goya sullo sfondo dei gravi rivolgimenti politici e sociali che hanno sconvolto l’Europa nella prima metà dell’800. Dai grandi ritratti ufficiali alle celebri incisioni dei Capricci, tutta la sua opera è permeata da questa duplice e complessa visione del mondo e proprio per questo, ancora oggi, ne siamo tanto profondamente scossi.
Rifiutando la rivisitazione dell’antico cara ai neoclassici, legandosi appassionatamente al colore e alla materia, Goya attraversa tutto l’intervallo che separa il rococò dalla pittura moderna. La sua straordinaria trasformazione lo allontanerà inesorabilmente dallo stile dei suoi esordi, portandolo ad anticipare nuovi linguaggi artistici ed infondendo nella sua opera la preoccupazione della libertà politica, la libertà dell’immaginazione, la libertà del “tocco” che si manifesta nell’azione del pennello.
“Imbrigliato nelle regole formali e stilistiche del classicismo, costretto a ritrarre lo sfarzo e il potere della corona, Goya ritrova nell’incisione lo strumento per esprimere la sua creatività. E denunciare i vizi e difetti di un mondo ipocrita e violento, lacerato dal conflitto tra tradizione e modernità. Il periodo goyano è, infatti, quello delle rapide trasformazioni sociali e politiche prodotte dalla rivoluzione francese. Il pittore visse pienamente le contraddizioni del suo tempo. La sua fiducia nel progresso e nella ragione umana si sgretolano di fronte all’orrore della violenza rivoluzionaria e delle guerre napoleoniche. “I disastri della guerra” raccontano la brutalità delle guerre di invasione di Napoleone. Il pittore non ritrae mai scene delle battaglie ma ritrae i civili, vittime innocenti degli scontri. Goya inframmezza scene di vita reale con rappresentazioni oniriche. Sogni, mostri, sentimenti costituiscono l’oggetto di molti disegni, e sottolineano l’affermarsi delle tensioni pre romantiche. La realtà non è fatta solo di ragione, di certezze, come affermava l’illuminismo, anche i sentimenti, le passioni, le paure sono parte dell’uomo. Arrivando alle “Follie” esplorazione dell’irrazionalità umana. Le immagini sembrano materializzazioni di sogni, l’elemento reale si sfuma fino a quasi scomparire in forme confuse.”
Lucia Capuzzi
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