
“Quando i neri vennero in questo paese erano africani stranieri”, ci ha detto nel suo Il popolo del Blues lo scrittore afroamericano Amiri Baraka. Questa asserzione focalizza immediatamente i termini della questione: l’arte neroamericana, e quindi anche la musica, nasce da una diaspora, e dell’Africa conserva il ricordo e l’impronta. Ma non è solo la dimensione della presenza “inconscia” di reperti africani nella musica a destare interesse (e negli ultimi decenni gli studi musicologici in materia hanno prodotto risultati notevoli); vi è anche un altro tema che si impone con evidenza nella letteratura musicale afroamericana, vale a dire il consapevole richiamo alla terra d’origine da parte di tanti musicisti, e in campo jazzistico almeno da quel Zulus Ball inciso nel 1923 dalla Creole Jazz Band di King Oliver .
La serata sarà dedicata a indagare il modo in cui è nato e si è modificato un cangiante immaginario africanista nella storia del jazz, dall’accettazione di stereotipi razzisti e coloniali fino alla ricerca di una africanità liberata e consapevole nella produzione del secondo dopoguerra, in parallelo con la lotta per i diritti civili negli Stati Uniti e la nascita dei movimenti di liberazione in Africa.
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